Viaggio negli usi del Marocco: tatuaggio con l’hennè

Posted By : Omar Mbirek/ 1139 0

L’Hennè è conosciuto da millenni per le sue proprietà curative: tracce di polvere di Hennè sono state rinvenute persino nelle più antiche mummie egiziane, e i capelli della mummia di Ramesse II erano stati colorati con l’Hennè.

Le più antiche civiltà hanno utilizzato l’Hennè per tatuare la pelle, inizialmente l’uso era esclusivo per re e sacerdoti, come i Babilonesi, gli Assiri e i Sumeri, mentre in Iraq, Palestina ed Egitto sono stati ritrovati alcuni manufatti, del 1400 a.C., che raffigurano fanciulle con le mani e le unghie decorate con Hennè. Sembra che fra i primi a diffondere lo scopo ornamentale del tatuaggio con Hennè siano stati i popoli Canaaniti: le loro donne lo utilizzavano già in tempi antichissimi, e in seguito l’uso si diffuse anche fra gli Ebrei, nel periodo storico della nascita di Cristo.
L’arte del tatuaggio con l’Hennè raggiunse anche molti popoli in età romana, ma in seguito l’uso si perse, perché la Chiesa cattolica la condannò come pratica pagana e come manifestazione di stregoneria.

Con l’avvento dell’Islam, l’uso tradizionale del tatuaggio con l’Hennè fu assorbito dalle popolazioni che praticano questa fede; oggi l’uso dei tatuaggi con l’Hennè è diffuso in tutti i paesi arabi.

Nell’Africa Settentrionale iniziò a diffondersi fra il 1700 e il 600 a.C., instaurando la tradizione del tatuaggio con l’Hennè in Marocco, dove le donne Bèrbere usano la propria pelle per esprimere la loro arte, raccontando così attraverso il proprio corpo i riti ancestrali.

I disegni sono molto vari ed alcuni hanno precisi significati: tatuarsi la “mano di Fatima”, che secondo la tradizione era la figlia minore di Maometto, fornisce protezione a chi ne porta l’effigie sul viso, sul collo o su un braccio; una stella a cinque punte serve invece a spaventare, sempre secondo le antiche tradizioni Bèrbere, gli spiriti malvagi; una croce tatuata sul calcagno difende da eventuali inseguitori malintenzionati, mentre il tatuaggio di un uccello stilizzato preserva genericamente dal male.

Proprio perché l’arte dei tatuaggi ha origini antichissime, nel corso degli anni il suo uso si è modificato ed evoluto; anticamente, infatti, si usava spalmare semplicemente i palmi delle mani e dei piedi con l’Hennè, per conferire la colorazione a tutta la superficie, ma col tempo è nata l’arte dei disegni, che si sono perfezionati diventando a volte anche molto complessi, differenziandosi nello stile secondo i luoghi e i tempi.

Nel Nord Africa gli usi decorativi dell’Hennè variano secondo la cultura di ciascun paese: nelle zone orientali l’utilizzo popolare predilige le decorazioni per abbellire la sposa in vista del rito nuziale, invece in altre zone si usa l’Hennè nelle cerimonie che celebrano le nascite, le circoncisioni e altre festività, come ad esempio la fine del Ramadan, come simbolo di buon augurio.

Oggi il tatuaggio con l’Hennè nei paesi Europei è piuttosto diffuso e ha implicato un influsso della creatività occidentale sulla tipologia dei disegni, che possono variare dal classico disegno floreale molto ornato di tipo orientale, a simboli etnici o tribali, oppure spade, nomi, animali, rose, opere d’arte, draghi, simboli polinesiani, o ideogrammi cinesi.

C’è chi sperimenta il tatuaggio temporaneo perché non sopporta il dolore che un tatuaggio permanente comporta, poiché questo è eseguito con l’inserimento di colore nel derma tramite aghi; c’è chi lo fa solo per togliersi il desiderio di un tatuaggio, senza dover portare per sempre segni indelebili sul proprio corpo, mentre alcuni lo utilizzano come “prova generale” per verificare il disegno scelto, prima di passare al tatuaggio permanente.

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