Tour in Marocco: la medina di Fes

Posted By : Omar Mbirek/ 750 0

A prima vista, la medina di Fes non ha niente di spirituale. E’ un dedalo di contorti budelli in cui bisogna scansare di continuo persone, carretti e muli da soma, un ammasso fremente di rumori, colori e odori, un animale gigantesco che si nutre e respira di vita propria, una creatura avvolgente che stordisce e sfinisce.

Possono sembrare scenari da inferno dantesco il souk dei tintori, con il rosso che scorre tra i ciottoli dei vicoli, oppure le concerie di Chouara, con gli operai piegati in due nelle vasche dei colori e imbrattati di tinta fin sopra alla testa. L’odore delle pelli trattate è così forte che ai turisti, affacciati su una terrazza soprastante, viene dato un rametto di menta per nascondere l’odore.

Può venire la tentazione di scappare, da qui alla medina, ma occorre restare il tempo necessario perchè la prospettiva cambi e il percorso iniziatico si compia. Allora tutto diventa immateriale a Fes, come in un sogno che emerge dal passato. La città si perpetua nel tempo fedele a sè stessa, come una categoria dello spirito. Questa dimensione trova l’apoteosi ogni estate, quando Fes ospita il mistico Festival delle Musiche Sacre del Mondo.

Ma si può cogliere sempre, come una storia che “non si ferma a questa porta. Prosegue, ma non atrraverserà più porte aperte in qualche muraglia. Girerà su un percorso circolare e dovremo seguirla sempre più attentamente”. (Tahar Ben Jelloun, scrittore nato a Fes nel 1944, in Creatura di sabbia). Anche senza macchina fotografica.