Punto di partenza obbligato per il nostro viaggio in Marocco: il marocchino, inteso come caffè espresso macchiato. In Marocco non esiste, è solo un’invenzione di noi italiani …
La cucina marocchina è nobile e antica, con importanti tradizioni di terra e di mare. Il resto lo fa la ricchezza della cultura. I cuochi hanno un profondo senso estetico, una cura per i dettagli e per il servizio. E’ un trionfo di coriandolo e cumino, zafferano e maggiorana, che si alternano o mischiano con olio d’oliva (lo stesso che sovente comperiamo in Italia, senza saperlo però), menta, rose e sandalo.
Si mangia seduti per terra, i piatti appoggiati sui tappeti o bassi tavoli, si usano le mani per portarsi alla bocca le striscioline di kebab di manzo o le pallottole di cous cous – secondo l’uso di Marrakech – con agnello e pollo.
Il tajine è un mix di carne (in genere di agnello, trita o spezzatino) con frutta (i datteri!) e lo zafferano.
Il baccalà è arricchito con la menta e il miele imperversa nei dolci.
Nei locali marocchini non si beve vino (così si dice), quindi regolatevi.
In Italia il Marocco è sinonimo di cous cous, ma c’è di più, naturalmente.
Da non perdere il mechoui, spalla di agnello arrosto, world food con un’anima francese e un’altra marocchina, con tanto di caponata maghrebina.
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